Metti una sera non ti va di prepararti il pranzo per il giorno dopo a lavoro, e allora che fai? Ti viene in aiuto la memoria, e le chiacchiere di quei colleghi che lodavano "la novità del momento" del take-away di pasta, le cui ricette sono addirittura griffate da un cuoco stellato Michelin.
E allora perchè no, sacrifichiamo 'sti 10 euro scarsi per provare questa chicca... nell'estatica solitudine di un'area gate svuotata dopo la partenza dell'ultimo volo per New York.
Con tanto di banchetto a vista che mi ricorda divertita più una Chinatown che Roma, guardo la tipa prepararmi il pasto, destreggiandosi tra cestelli di metallo... Due mestoli di misteriosa salsa di uovo, una scolata di pasta precotta, agitare bene, aggiungere due manciate di pancetta croccante ed una generosa spruzzata di pecorino.
Ben guarnita di forchettina biodegradabile e fazzolettini riciclati, vado a mangiarmi la mia "pasta in barattolo" come una vera passeggera che va di fretta.
L'odore sembra buono, ad una prima mescolata resto anche positivamente impressionata dalla salsetta d'uovo, dalla consistenza perfetta contro ogni legge della chimica; la pancetta è molto saporita, anche se la consistenza è più gommotta che croccante-- ma va bene così. La pasta essendo precotta ricorda esattamente quella che mi cucino il giorno prima quando mi faccio il pranzo per il giorno dopo, gommotta pure lei, ma non si può definire scotta... Magari giusto un pò "artificiosa", ecco. Una cosa calda che "calda" tutto sommato non è.
Col terrore di rompere la forchettina inzuppo le mezze maniche nella salsa, che è molto abbondante e fin troppo piacevole, per la mia gioia, e mi dispiace far avanzare.
Mi sembro un bambino che si fa una scorpacciata, e temo il giudizio dei viaggiatori statunitensi seduti ai sedili opposti, anche loro con i loro barattoli di falsa Carbonara... Ho sempre il timore di avere salsetta di uova sulle guance, con disinvoltura ogni tanto mi passo la mano per eliminare eventuali residui, ma non sembra il caso.
La mia dignità di "local" è salva davanti agli occhi dei turisti.
Finisco quindi il mio pasto, che mi ha trovata più vorace del solito e più appagata del previsto, e mi dirigo verso il secchio a restituire all'organico il mio bel pacchettino di rifiuti ecosostenibili, con un accento positivo in più sulla giornata.
I miei colleghi ogni tanto hanno ragione.
E allora perchè no, sacrifichiamo 'sti 10 euro scarsi per provare questa chicca... nell'estatica solitudine di un'area gate svuotata dopo la partenza dell'ultimo volo per New York.
Con tanto di banchetto a vista che mi ricorda divertita più una Chinatown che Roma, guardo la tipa prepararmi il pasto, destreggiandosi tra cestelli di metallo... Due mestoli di misteriosa salsa di uovo, una scolata di pasta precotta, agitare bene, aggiungere due manciate di pancetta croccante ed una generosa spruzzata di pecorino.
Ben guarnita di forchettina biodegradabile e fazzolettini riciclati, vado a mangiarmi la mia "pasta in barattolo" come una vera passeggera che va di fretta.
L'odore sembra buono, ad una prima mescolata resto anche positivamente impressionata dalla salsetta d'uovo, dalla consistenza perfetta contro ogni legge della chimica; la pancetta è molto saporita, anche se la consistenza è più gommotta che croccante-- ma va bene così. La pasta essendo precotta ricorda esattamente quella che mi cucino il giorno prima quando mi faccio il pranzo per il giorno dopo, gommotta pure lei, ma non si può definire scotta... Magari giusto un pò "artificiosa", ecco. Una cosa calda che "calda" tutto sommato non è.
Col terrore di rompere la forchettina inzuppo le mezze maniche nella salsa, che è molto abbondante e fin troppo piacevole, per la mia gioia, e mi dispiace far avanzare.
Mi sembro un bambino che si fa una scorpacciata, e temo il giudizio dei viaggiatori statunitensi seduti ai sedili opposti, anche loro con i loro barattoli di falsa Carbonara... Ho sempre il timore di avere salsetta di uova sulle guance, con disinvoltura ogni tanto mi passo la mano per eliminare eventuali residui, ma non sembra il caso.
La mia dignità di "local" è salva davanti agli occhi dei turisti.
Finisco quindi il mio pasto, che mi ha trovata più vorace del solito e più appagata del previsto, e mi dirigo verso il secchio a restituire all'organico il mio bel pacchettino di rifiuti ecosostenibili, con un accento positivo in più sulla giornata.
I miei colleghi ogni tanto hanno ragione.
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